La cervicale è un dolore che si manifesta generalmente nella zona del collo, della nuca e delle spalle, e che secondo alcune stime affligge in maniera cronica o sporadica sei italiani su dieci.

Può essere causato causato dall’assunzione per lunghi periodi di tempo di posizioni non corrette durante la giornata mentre si fanno operazioni di routine, come studiare o lavorare al pc, ma non ne sono esenti neanche molti sportivi che effettuano in maniera innaturale i movimenti che la loro attività agonistica richiede.

I muscoli finiscono così per contrarsi in maniera eccessiva, si irrigidiscono impedendo la corretta azione di pompaggio del sangue, e da questo ne scaturisce il dolore che molti conosciamo.

> Vedi anche: nuoto e mal di schiena

Essendo una patologia così diffusa, si è creato attorno alla cervicale tutto un modo di leggende metropolitane su come curarla o quantomeno alleviarla, alcune di queste del tutto false, altre veritiere.

Cervicale: verità e falsi miti

Ad esempio, non è vero che lo stress non abbia a che fare con l’insorgere della cervicale, in quanto questo influisce direttamente sul sistema nervoso e di conseguenza sul fisico. Così come è falso che attività di meditazione o ginnastica lenta (ad esempio lo yoga) siano del tutto inutili: queste influiscono positivamente sullo stress e di conseguenza sui dolori cervicali. Falsa è infine la credenza per cui uscire con i capelli bagnati possa favorire il presentarsi di dolori cervicali: non asciugarsi bene i capelli, soprattutto nei periodi freddi dell’anno, fa male in senso assoluto e non c’è nulla che colleghi questa malsana abitudine alla cervicale.

Fra i falsi miti da sfatare vanno poi aggiunti quello che vede la cervicale come una patologia che ci accompagna per tutta la vita, assolutamente falso a meno che non si tratti di una patologia accertata dal punto di vista medico, come ad esempio nel caso di artrosi cervicale.

È invece vero che improvvisi colpi d’aria possano essere una delle concause dell’insorgere di cervicale, così come è vero che i tacchi alti contribuiscano al comparire del dolore e che la terapia del ghiaccio possa in qualche modo alleviarlo, almeno nelle sue fasi iniziali.

In questa cornice di miti e falsi miti, verità e non verità, come si collocano nuoto e cervicale? Nuotare è davvero un buon modo per liberarsi da questo fastidioso dolore?

Chi soffre di cervicale può fare nuoto?

Com’è noto da tempo, i benefici del nuoto sono tanti, il nuoto è una delle migliori attività fisiche per migliorare la tonificazione muscolare (addominali, glutei e seno), soprattutto nei casi di riabilitazione e ovviamente per restare in forma o perdere peso. Ciò non significa che nuotando si possa guarire da tutto, certamente non dalla cervicale.

Posta la sua utilità in senso ampio, diremo quindi che se soffriamo di cervicale, ma solo dopo aver consultato il nostro medico di fiducia, nessuno ci impedisce di fare qualche vasca.

L’attività natatoria permetterà sicuramente ai muscoli di essere più elastici e quindi di pompare meglio l’ossigeno, ma bisogna stare attenti nel caso in cui fra una bracciata e l’altra sentiamo “tirare” alla base del collo. In quel caso l’attività va immediatamente sospesa.

Stili di nuoto e cervicale

Se la nostra cervicale è affrontabile, ovvero, se mentre siamo in vasca non sentiamo dolori, gli stili di nuoto più adatti per chi soffre di cervicale sono la rana e il dorso. In entrambi i casi la testa rimane ferma nella posizione “standard”, quindi è difficile che il dolore aumenterà durante la nuotata. D’altro canto, è fondamentale eseguire correttamente i movimenti, altrimenti rischieremmo di fare solo più danno che bene. Non eseguire una rana troppo performante evitando di piegare troppo la testa potrebbe essere un buon inizio.

Anche nel dorso dobbiamo fare attenzione alla posizione del capo, che non dovrà essere tenuto né troppo in dietro né troppo in avanti. Non bisogna fare, in altre parole, l’errore di guardarsi la punta dei piedi, gli occhi devono tracciare un’ideale linea perpendicolare fra il filo dell’acqua e il soffitto.

Stretching collo e cervicale

Stretching collo e cervicale

Secondo gli esperti del Dr. Gibaud, invece, è meglio evitare lo stile libero perché mette sotto sforzo il collo.

Fondamentale sarà prima di entrare in acqua fare il giusto stretching. Anche in questo caso, il parere del medico è importantissimo: bisogna riscaldare i muscoli il giusto necessario, né troppo né troppo poco, o il rischio è quello di vivere un’esperienza in acqua che si riveli più faticosa del previsto, se non addirittura controproducente.

Una volta osservate tutte queste precauzioni, puoi goderti la tua nuotata, tenendo però sempre a mente che non esiste nessun correlato scientifico fra il nuoto e la cura alla cervicale. Certo, il fatto che la piscina sciolga i muscoli e allievi lo stress è acclarato, quindi se la tua cervicale non è così acuta da impedirti di fare anche due bracciate, qualche vasca non potrà che darti giovamento.

Prima di entrare in vasca: l’importanza di una corretta diagnosi

Sopra abbiamo ripetuto in più di un passaggio quanto sia fondamentale, prima di prendere qualsiasi decisione di tua sponte, consultare un medico. La cervicale si manifesta a vari livelli, può degenerare e diventare cronica, quindi come per ogni altra patologia è necessario curarla nel modo più corretto.

Prima di iniziare le tue sessioni in piscina, quindi, rivolgiti al tuo medico di famiglia e se è il caso prendi appuntamento con uno specialista ortopedico. Se il dolore è particolarmente persistente e il dottore è bravo, con buona probabilità ti prescriverà un RX del rachide cervicale sia in iperflessione che in ipertensione. Può accadere che dai risultati emerga una riduzione degli spazi interdiscali, e a quel punto sarà buona norma sottoporti a TAC o RMN.

Dopo queste analisi, il medico potrebbe consigliare di fare attività fisica per tonificare i muscoli, e il nuoto potrebbe essere una di queste. Generalmente la piscina viene consigliata a chi inizia ad accusare dolori cervicali dopo una netta perdita di peso, e soprattutto quando è la parte superiore del corpo quella maggiormente colpita dagli effetti della dieta. In questo caso il nuoto potrebbe essere una soluzione ideale.

Tuttavia, se si vuole ricorrere all’attività fisica per alleviare i dolori al collo sarebbe saggio ricorrere in prima istanza alla più classica ginnastica correttiva, i cui esercizi sono studiati in larga parte per curare i dolori muscolari. E quelli del collo non fanno eccezione.

Dolore collo dopo il nuoto: perché?

Potrebbe capitare di sentire male al collo dopo aver fatto nuoto. Il motivo principale è legato all’infiammazione del tratto cervicale del corpo, una risposta del nostro corpo ad una sovra-sollecitazione.

Le cause sono in genere 3:

  • fatica muscolare;
  • mancanza di riscaldamento;
  • sollecitazioni intense o movimenti bruschi

Uno dei modi migliori per evitare il dolore al collo dopo il nuoto è proprio quello di fare il giusto riscaldamento prima di entrare in acqua, oltre che di non allenarsi eccessivamente.

Nuoto e Cervicale: le conclusioni

Per concludere, dunque, diremo che la cervicale è una patologia che riguarda milioni di italiani, ma ancora non sono chiarissime né le cause (soprattutto perché possono essere di diversa natura) né i modi per curarla con esattezza matematica. Dopo un consulto medico specialistico il paziente potrà essere sottoposto a esami diagnostici che quantifichino l’estensione della patologia, e dopodiché potrà intraprendere un percorso di attività fisica volto ad alleviare il dolore.

La ginnastica medico-correttiva è sicuramente il metodo di lotta alla cervicale più diffuso e consigliato, ma se il consulto medico non proibisce l’attività natatoria questa può essere svolta senza problemi. Il nuoto infatti tonifica i muscoli e permette un afflusso maggiore di sangue alle zone che nella maggior parte dei casi sono affette da cervicale; per di più diminuisce lo stress, una delle cause che generalmente sono ricondotte all’insorgere della cervicale.

In alcuni casi, quindi, il nuoto può addirittura essere un valido alleato a combattere la patologia, a patto però che una volta in acqua (e ancor prima di entrarvi) tutti i movimenti vengano eseguiti in maniera naturale e non forzata.